Perché la psoriasi si chiama malattia dei forti?

La definizione di psoriasi come malattia dei forti non deriva da dati clinici che documentino una maggiore resistenza fisica dei pazienti. Al contrario, tale espressione riconosce la straordinaria resilienza psicologica necessaria per affrontare quotidianamente una patologia che impatta profondamente su corpo, mente e relazioni sociali.
Tale malattia infiammatoria cronica della pelle, che colpisce dal 2 al 4% della popolazione mondiale [1], con oltre 3 milioni di italiani coinvolti, richiede una forza interiore costante per gestire sintomi visibili, stigma sociale e lunghe terapie.
La realtà clinica dietro l'espressione simbolica
Contrariamente a quanto suggerisce il termine "malattia dei forti", la psoriasi è una condizione infiammatoria sistemica con comorbidità significative.
La ricerca scientifica ha documentato che i pazienti affetti sviluppano con frequenza elevata artrite psoriasica, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e disturbi metabolici [2][3]. L'infiammazione cronica mediata da citochine pro-infiammatorie come TNF-α, IL-17 e IL-23 non si limita alla cute ma coinvolge l'intero organismo, accelerando processi aterosclerotici e aumentando il rischio cardiovascolare, specialmente nei soggetti giovani tra 30 e 40 anni.
La base genetica della patologia coinvolge multiple regioni geniche, con la più nota denominata PSORS1 [10][11], che conferisce predisposizione ereditaria..
Avere entrambi i genitori affetti comporta una probabilità del 50% di sviluppare la condizione, sebbene solo il 10% circa dei pazienti manifesti chiaramente tale componente familiare.
L'interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali scatenanti determina l'accensione della malattia, con meccanismi complessi che coinvolgono il sistema immunitario adattativo e innato.

La vera forza necessaria emerge nell'affrontare le conseguenze psicosociali della malattia.
Le placche eritematose squamose, visibili su viso, gomiti, ginocchia, mani, cuoio capelluto, labbra e altre aree esposte, generano un impatto estetico devastante sulla vita del paziente. La dermatosi cronica non rappresenta semplicemente una condizione cutanea, ma una malattia che altera profondamente l'autopercezione e le interazioni sociali.
I pazienti sperimentano discriminazione ed esclusione sociale, nonostante la psoriasi non sia assolutamente contagiosa. Tale stigma deriva dall'ignoranza sulla natura della patologia e genera isolamento, ansia, depressione e, nei casi più gravi, ideazione suicidaria.
La necessità di affrontare quotidianamente sguardi giudicanti, domande inappropriate e rifiuto in contesti lavorativi o sentimentali richiede una forza d'animo eccezionale che giustifica pienamente l'appellativo di malattia dei forti.
Meccanismi patogenetici e manifestazioni cliniche

La psoriasi a placche, forma più comune che rappresenta l'85-90% dei casi di psoriasi, si caratterizza per un'accelerazione patologica del ricambio cellulare. Mentre normalmente i cheratinociti completano il ciclo di rinnovamento in 28-30 giorni, nella psoriasi tale processo si riduce a 3-4 giorni. L'eccessiva proliferazione epidermica crea l'accumulo di cellule sulla superficie cutanea, formando le caratteristiche placche ispessite ricoperte da squame argentee.
Il processo infiammatorio coinvolge un'aberrante risposta dei linfociti T, che, anziché difendere l'organismo da agenti esterni, attaccano erroneamente le cellule della pelle. Tale disfunzione autoimmune genera un circolo vizioso di infiammazione cronica, iperproliferazione cheratinocitaria e alterazione della barriera epidermica.
L'asse infiammatorio IL-23/IL-17 [4][5][6] è attualmente il principale bersaglio terapeutico dei farmaci biologici di nuova generazione.
Fattori scatenanti e aggravanti della psoriasi
Comprendere i trigger ambientali è utile per gestire efficacemente la patologia.
Lo stress emotivo è il fattore scatenante primario [7][8][9], capace sia di indurre l'esordio della malattia che di provocare riacutizzazioni in pazienti già diagnosticati. Il meccanismo coinvolge l'attivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene con rilascio di cortisolo e altre molecole pro-infiammatorie che amplificano la risposta immunitaria cutanea.
I traumi fisici, che in gergo tecnico troviamo con il nome di isomorfismo reattivo di Koebner, possono indurre lesioni psoriasiche nelle sedi traumatizzate. Graffi, ustioni, cicatrici chirurgiche o anche sfregamenti ripetuti innescano la comparsa di nuove placche entro 1-2 settimane dall'evento. Tale fenomeno dimostra l'iperreattività cutanea caratteristica della psoriasi.
Le infezioni streptococciche della gola sono un trigger documentato, particolarmente per la psoriasi guttata nei bambini e nei giovani. L'infezione da streptococco beta-emolitico può scatenare eruzioni cutanee diffuse o acutizzare forme preesistenti. Occorre stare attenti anche ad alcuni farmaci (litio, beta-bloccanti, antimalarici), abuso di alcol e fumo di tabacco, quest'ultimo associato a forme più gravi e resistenti ai trattamenti.
L'impatto delle comorbidità e la gestione terapeutica
La presenza di patologie associate amplifica ulteriormente il carico di malattia. Circa un terzo dei pazienti sviluppa artrite psoriasica nel corso della vita, condizione caratterizzata da rigidità articolare, dolore, gonfiore e potenziale progressione verso danno strutturale permanente.
L'infiammazione sistemica contribuisce a obesità, diabete mellito di tipo 2, ipertensione, dislipidemia e steatosi epatica.
La sindrome metabolica risulta significativamente più frequente nei pazienti psoriasici rispetto alla popolazione generale, con meccanismi fisiopatologici condivisi che coinvolgono l'infiammazione cronica sistemica. Tale associazione richiede un approccio terapeutico olistico che consideri non solo le manifestazioni cutanee ma l'intero quadro metabolico e cardiovascolare del paziente.
Strategie terapeutiche e necessità di aderenza
L'assenza di una cura definitiva è una sfida ulteriore che i pazienti affrontano con determinazione. La psoriasi manifesta un andamento cronico-recidivante, alternando fasi di remissione a periodi di riacutizzazione imprevedibili. Tale imprevedibilità genera ansia anticipatoria e richiede costante vigilanza sui fattori scatenanti.
I trattamenti topici con corticosteroidi, analoghi della vitamina D (calcipotriolo), retinoidi e catrame rappresentano la prima linea nelle forme lievi-moderate. La fototerapia con raggi UVB a banda stretta o PUVA è un'opzione efficace per forme estese. Nei casi moderati-gravi resistenti ai trattamenti convenzionali, i farmaci sistemici tradizionali (metotrexato, ciclosporina, acitretina) o i moderni farmaci biologici (inibitori di TNF-α, IL-17, IL-23) offrono risultati significativi.
L'aderenza terapeutica prolungata, spesso con somministrazioni settimanali o mensili di farmaci iniettabili, richiede disciplina costante e capacità di gestire eventuali effetti collaterali.
Tale impegno terapeutico, combinato con modifiche dello stile di vita (gestione dello stress, dieta equilibrata, astensione dal fumo e dall'alcol, controllo del peso), esemplifica la forza quotidiana necessaria per convivere con la malattia.
A questo proposito, potrebbe essere utile conoscere anche dei rimedi naturali da associare alle cure tradizionali per un supporto a 360° gradi. Leggi il nostro articolo dedicato:
17 rimedi naturali per combattere la psoriasi.
La dimensione psicologica e il sostegno necessario
La sofferenza psicologica associata alla psoriasi risulta spesso sottovalutata, ma rappresenta un aspetto centrale della patologia. Studi clinici documentano tassi elevati di depressione maggiore, disturbi d'ansia e uso di sostanze nei pazienti psoriasici rispetto alla popolazione generale.
La visibilità delle lesioni cutanee impatta negativamente sull'autostima, sulle relazioni interpersonali e sulle opportunità professionali.
Pertanto, il concetto di malattia dei forti riconosce la capacità di questi pazienti di mantenere funzionalità sociale e produttività lavorativa nonostante la stigmatizzazione e il disagio fisico. La determinazione nell'affrontare situazioni quotidiane che altri considerano scontate – frequentare spiagge, piscine, palestre, relazionarsi sentimentalmente – richiede un coraggio straordinario che merita riconoscimento e supporto.
Conclusione
Definire la psoriasi come malattia dei forti è un riconoscimento simbolico della straordinaria resilienza richiesta per affrontare quotidianamente una patologia complessa, visibile e impattante.
La forza necessaria non risiede in caratteristiche fisiche superiori ma nella capacità di gestire l'impatto psicosociale devastante, di aderire a terapie prolungate, di affrontare comorbidità multiple e di mantenere dignità e speranza nonostante discriminazione e stigma. Comprendere tale significato profondo aiuta a sviluppare empatia verso i pazienti e a riconoscere che la vera forza si manifesta nella quotidiana determinazione di vivere pienamente nonostante la malattia, trasformando una sfida clinica in dimostrazione di coraggio e carattere umano.
L'evoluzione delle terapie e la crescente consapevolezza sociale offrono prospettive concrete di miglioramento, permettendo ai pazienti di affrontare il futuro con rinnovata speranza e fiducia nelle possibilità terapeutiche disponibili.
Riferimenti scientifici
[1] Parisi R, et al. National, regional, and worldwide epidemiology of psoriasis: systematic analysis and modelling study. BMJ. 2020;
[2] Hu SC, Lan CE. Psoriasis and Cardiovascular Comorbidities: Focusing on Severe Vascular Events, Cardiovascular Risk Factors and Implications for Treatment. Int J Mol Sci. 2017;
[3] Boehncke WH. Systemic Inflammation and Cardiovascular Comorbidity in Psoriasis Patients: Causes and Consequences. Front Immunol. 2018;
[4] Ghoreschi K, et al. Therapeutics targeting the IL-23 and IL-17 pathway in psoriasis. Lancet. 2021;
[5] Hawkes JE, et al. Discovery of the IL-23/IL-17 Signaling Pathway and the Treatment of Psoriasis. J Immunol. 2018;
[6] Puig L. The role of IL 23 in the treatment of psoriasis. Expert Rev Clin Immunol. 2017;
[7] Rousset L, Halioua B. Stress and psoriasis. Int J Dermatol. 2018;
[8] Stewart TJ, et al. The associations between psychological stress and psoriasis: a systematic review. Br J Dermatol. 2018;
[9] Gisondi P, et al. Psychological Stress and Salivary Cortisol Levels in Patients with Plaque Psoriasis. Front Med. 2021.
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