Psoriasi e cura: le ultime novità
Quindici anni sono il tempo che ho impiegato per capire che la psoriasi non è solo la pelle che si squama.
Ricordo ancora quando il dermatologo guardò una mia amica, con quella chiazza rossastra sul gomito, e disse: "è psoriasi, dovrai conviverci".
Come se le stesse dicendo che avrebbe dovuto accettare un coinquilino fastidioso per il resto della sua vita.
Negli ultimi anni la ricerca sulla psoriasi ha fatto passi da gigante, e finalmente possiamo parlare di cura della psoriasi in termini molto più ottimistici.
Sì, la psoriasi è ancora una malattia cronica, ma le opzioni terapeutiche si sono moltiplicate.
Le speranze di cura sono raddoppiate per chi, come la mia amica, cerca di gestire questa condizione spesso invalidante.
Psoriasi: cos'è?
Prima di addentrarci nelle nuove opzioni di cura per la psoriasi, vale la pena ricordare cos'è esattamente questa patologia.
Ecco una definizione di psoriasi: la psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle che colpisce circa il 2-3% della popolazione mondiale. Si manifesta con chiazze rossastre, in rilievo e squamose, tipicamente localizzate su gomiti, ginocchia, schiena e cuoio capelluto, anche se può interessare qualsiasi parte del corpo.
Non è contagiosa (quante volte la mia amica Laura si è sentita guardare con sospetto in piscina!), ma può essere devastante dal punto di vista psicologico.
Secondo numerosi studi, infatti, la psoriasi impatta significativamente sulla qualità di vita dei pazienti, causando ansia, depressione e isolamento sociale.
Ciò che molti non sanno è che la psoriasi non è semplicemente un problema cutaneo; in realtà è una malattia sistemica, legata a un'alterazione del sistema immunitario, che può associarsi a diverse comorbidità. Tra queste, l'artrite psoriasica (che colpisce fino al 30% dei pazienti), malattie cardiovascolari, sindrome metabolica e persino un aumentato rischio di linfomi.
Per approfondire la definizione, ti rimandiamo anche a questo articolo: psoriasi: cos'è e cause.
Ma ora parliamo delle novità nella cura della psoriasi.
L'ormone del ferro: una scoperta rivoluzionaria
Una delle scoperte più interessanti degli ultimi mesi arriva dall'Università di Bath, dove i ricercatori hanno identificato un possibile colpevole nascosto dietro la psoriasi: l'epcidina, un ormone che regola i livelli di ferro nel corpo.
Secondo questo studio pubblicato su Nature Communications [1], nei soggetti affetti da psoriasi, l'epcidina viene prodotta anche nella pelle, non solo nel fegato come accade normalmente.
Tale produzione anomala causa un accumulo di ferro nelle cellule cutanee, che a sua volta innesca sia una proliferazione eccessiva di cellule della pelle che un aumento di neutrofili (cellule del sistema immunitario) nello strato superficiale dell'epidermide.
La dottoressa Charareh Pourzand, che ha partecipato allo studio, sostiene che un farmaco in grado di regolare l'epcidina potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento della psoriasi:
"i nostri dati suggeriscono fortemente che l'epcidina sarebbe un buon bersaglio per il trattamento della psoriasi cutanea".
È curioso notare come l'associazione tra ferro e psoriasi fosse stata osservata già 50 anni fa, ma solo ora si sta iniziando a comprendere il meccanismo tramite cui agisce.
Cellule T regolatorie: ripristinare l'equilibrio immunitario
Un altro approccio promettente per curare la psoriasi viene dall'Università Medica di Vienna, dove i ricercatori si sono concentrati sulle cellule T regolatorie (Treg). Queste cellule immunitarie hanno il compito di prevenire risposte immunitarie eccessive e quindi l'infiammazione.
Nello studio pubblicato su Immunity [2], il team guidato da Georg Stary ha scoperto che nelle infiammazioni cutanee croniche, ad esempio la psoriasi, queste cellule perdono la loro funzione regolatoria a causa di un malfunzionamento del metabolismo cellulare.
Il responsabile? Un enzima chiamato SSAT, che regola alcune molecole (poliammine) importanti per l'equilibrio tra cellule immunitarie antinfiammatorie e pro-infiammatorie. Quando lo SSAT viene prodotto in quantità eccessive nelle cellule Treg, queste perdono la loro funzione regolatoria e iniziano esse stesse a produrre sostanze pro-infiammatorie.
La notizia positiva derivante dagli studi è che, inibendo lo SSAT, i ricercatori sono riusciti a ripristinare la funzione regolatoria delle cellule Treg e a interrompere il ciclo dell'infiammazione. Un approccio che potrebbe portare a farmaci più specifici e con meno effetti collaterali rispetto alle attuali terapie immunosoppressive.
Alimentazione e psoriasi: una connessione sempre più evidente
"Sei quello che mangi" non è solo un vecchio detto.
Nel caso della psoriasi, potrebbe essere una verità scientifica.
Una recente ricerca condotta dal King's College di Londra e pubblicata sul British Journal of Nutrition [3] ha evidenziato come una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali, latticini a basso contenuto di grassi e carni magre, e povera di sale e zuccheri, sia associata a una minore gravità della psoriasi.
Lo studio ha analizzato i dati di 257 adulti con psoriasi, valutando l'aderenza a vari modelli alimentari, tra cui la Dieta Mediterranea, l'approccio DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension) e l'Indice di Dieta Vegetale Sana. I risultati hanno mostrato che chi seguiva poco la dieta DASH e l'Indice di Dieta Vegetale Sana aveva maggiori probabilità di riportare una psoriasi più grave.
Particolarmente interessante è stata l'associazione tra un maggiore consumo di carni rosse e lavorate e una psoriasi più severa, anche considerando l'indice di massa corporea (BMI). Al contrario, un maggiore consumo di frutta, noci e legumi è stato associato a una psoriasi meno grave o psoriasi lieve.
Come ha sottolineato la Professoressa Wendy Hall, autrice senior dello studio:
"Questa ricerca fornisce prove molto importanti che una determinata dieta, assieme alle cure cliniche standard, può fare la differenza nella gestione dei sintomi della psoriasi."
La fotofarmacologia
Una delle innovazioni più affascinanti nel campo della cura della psoriasi arriva dall'Università di Barcellona, dove i ricercatori hanno sviluppato un composto per trattare la psoriasi che può essere attivato o disattivato con la luce blu.
Il composto, chiamato MRS7787, è una molecola foto-commutabile che, quando viene attivata dalla luce blu, si lega al recettore A3 dell'adenosina, generando un effetto antinfiammatorio.
La cosa più interessante? La molecola può essere disattivata con la luce verde, offrendo un controllo preciso sul trattamento.
"Il MRS7787 è una molecola foto-commutabile. Uno degli isomeri, Z-MRS7787, è inattivo, mentre l'isomero E-MRS7787 attiva il recettore dell'adenosina",
spiega il Professor Francisco Ciruela, che ha guidato lo studio pubblicato sul Journal of the American Chemical Society [4].
Perché è importante? Attualmente, terapie tipo la PUVA (che combina psoraleni assunti per via orale con irradiazione UVA) possono essere efficaci contro la psoriasi ma presentano rischi a lungo termine, come l'aumento della probabilità di sviluppare cancro della pelle. Il nuovo approccio potrebbe aumentare l'efficacia del trattamento riducendo al contempo gli effetti collaterali indesiderati.
Il ruolo della proteina NF-kB c-Rel nella psoriasi
Un ulteriore tassello nel complesso puzzle della psoriasi è stato aggiunto dai ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine.
Il loro studio pubblicato su eBioMedicine [5] ha identificato il ruolo importante della proteina NF-kB c-Rel nell'intensificare i sintomi della psoriasi quando viene attivata da segnali del sistema immunitario.
Il team ha esaminato come c-Rel contribuisca alla funzione di un tipo di cellule immunitarie conosciuto come cellule dendritiche (DC), e come risponda a specifici segnali immunologici attraverso il recettore Toll Like Receptor 7 (TLR7), che regola l'immunità innata e l'infiammazione.
La scoperta più significativa? L'assenza di c-Rel allevia l'infiammazione che causa le chiazze rosse e squamose sulla pelle.
"Crediamo che concentrandosi su c-Rel e TLR7, gli scienziati potrebbero essere in grado di creare trattamenti più mirati nel ridurre l'infiammazione e aiutare ad alleviare i sintomi della psoriasi", ha affermato Parameswaran Ramakrishnan, autore principale dello studio.
Dal laboratorio alla farmacia: come curare la psoriasi oggi
Con tutte queste promettenti direzioni di ricerca, quali sono le opzioni concrete disponibili oggi per chi cerca una cura efficace per la psoriasi?
Le attuali strategie di trattamento possono essere suddivise in più categorie, in base alla gravità della malattia:
Trattamenti topici per la psoriasi lieve
Per le forme di psoriasi lievi, che rappresentano circa l'80% dei casi, la terapia topica rimane il pilastro del trattamento. Corticosteroidi, analoghi della vitamina D, inibitori della calcineurina e agenti cheratolitici sono tra i più comuni.
È qui che entra in gioco la linea di prodotti PlantaDea, particolarmente indicata per chi soffre di pelle sensibile e infiammata.
I nostri prodotti, ricchi di ingredienti naturali come olio di mandorle dolci, burro di karité e cannabidiolo (CBD), hanno un approccio più delicato rispetto ai corticosteroidi tradizionali, che a lungo termine possono causare assottigliamento cutaneo e altri effetti collaterali.
L'Unguento viso e corpo di PlantaDea, ad esempio, contiene CBD derivato da estratto di cannabis, riconosciuto per le sue proprietà antinfiammatorie, insieme a oli di borragine e semi di lino, che aiutano a mantenere l'idratazione e ridurre il prurito tipico della psoriasi. Scegliere la migliore crema per la psoriasi, significa scegliere il miglior trattamento per stare più sereni.
Fototerapia: la luce come medicina
La fototerapia sfrutta la luce ultravioletta (UV) per rallentare la crescita eccessiva delle cellule cutanee. Le opzioni sono la UVB a banda stretta, considerata oggi la migliore possibilità nella fototerapia, e la PUVA (psoralene + UVA).
Sebbene efficace, questa terapia richiede regolarità (2-3 sedute settimanali) e può essere poco pratica per chi ha una vita frenetica. Oltre a questo, l'esposizione prolungata ai raggi UV può aumentare il rischio di tumori cutanei, come menzionato precedentemente.
Le nuove ricerche, come quella sul composto MRS7787 attivabile con luce blu, possono cambiare il panorama della fototerapia, offrendo trattamenti più sicuri e mirati.
Terapia sistemica: quando la psoriasi è moderata o grave
Per i pazienti affetti da psoriasi moderata o grave, o per coloro che non rispondono ai trattamenti topici, la terapia sistemica può essere la soluzione migliore.
Questa viene fatta con farmaci assunti per via orale o iniettabili che agiscono su tutto il corpo.
I trattamenti sistemici tradizionali sono il metotrexato, ciclosporina e acitretina. Sebbene efficaci, questi farmaci devono essere monitorati attentamente a causa dei potenziali effetti collaterali, che possono includere danni epatici, renali e aumento del rischio di infezioni.
Farmaci biologici: la rivoluzione nella cura della psoriasi
I farmaci biologici hanno rivoluzionato il trattamento della psoriasi negli ultimi vent'anni. Tali farmaci, progettati per colpire specifiche componenti del sistema immunitario, sono particolarmente efficaci per trattare la psoriasi a placche sia moderata che grave e per l'artrite psoriasica.
Gli inibitori del TNF-alfa (come adalimumab, etanercept, infliximab), gli inibitori dell'interleuchina (come ustekinumab, secukinumab, ixekizumab) e gli inibitori delle piccole molecole (come apremilast) sono solo alcune delle opzioni disponibili.
L'efficacia di questi farmaci biologici è notevole, con molti pazienti che raggiungono una clearance cutanea quasi completa. Tuttavia, possono essere costosi e, poiché sopprimono parti del sistema immunitario, possono aumentare il rischio di infezioni.
Approccio integrato: la chiave per una gestione ottimale
La mia esperienza personale, condivisa da molti specialisti, suggerisce che l'approccio migliore per curare la psoriasi sia spesso integrato, combinando diverse strategie:
- Trattamento medico personalizzato: in base alla gravità, localizzazione e tipo di psoriasi;
- Alimentazione anti-infiammatoria: ricca di omega-3, frutta, verdura e povera di cibi processati;
- Gestione dello stress: tecniche di rilassamento, meditazione o yoga possono aiutare a prevenire i flare-up;
- Idratazione costante della pelle: utilizzando prodotti specifici come quelli della linea PlantaDea, che contengono ingredienti lenitivi e idratanti come l'olio di mandorle dolci e il burro di karité;
- Monitoraggio delle comorbidità: controlli regolari per verificare la presenza di artrite psoriasica o fattori di rischio cardiovascolari.
Conclusione
La ricerca sulla psoriasi sta avanzando rapidamente, aprendo nuove prospettive di cura che un tempo sembravano impossibili. Dall'ormone del ferro alle cellule T regolatorie, dalla dieta alla foto-farmacologia, le direzioni sono molteplici e promettenti.
Come ho imparato in questi anni di convivenza con la psoriasi, l'informazione è potere. Conoscere le opzioni disponibili e le nuove frontiere della ricerca ci permette di diventare protagonisti attivi del nostro percorso di cura, e non semplici spettatori.
Se sei tra le persone affette da psoriasi, il mio consiglio è di non accontentarti di "conviverci". Parla con il tuo dermatologo delle nuove opzioni terapeutiche, considera l'importanza dell'alimentazione, esplora prodotti naturali come quelli di PlantaDea che possono complementare i trattamenti tradizionali, e soprattutto, non perdere la speranza.
La cura definitiva della psoriasi non è ancora disponibile, ma con le conoscenze e gli strumenti che abbiamo oggi, è possibile raggiungere un controllo ottimale della malattia e vivere una vita piena, senza lasciare che le placche abbiano l'ultima parola impattando profondamente sulla nostra vita quotidiana.
Studi citati
- Abboud E, et al. (2024). Skin hepcidin initiates psoriasiform skin inflammation via Fe-driven hyperproliferation and neutrophil recruitment. Nature Communications, 15(1). https://doi.org/10.1038/s41467-024-50993-8;
- Neuwirth T, et al. (2025). The polyamine-regulating enzyme SSAT1 impairs tissue regulatory T cell function in chronic cutaneous inflammation. Immunity. https://doi.org/10.1016/j.immuni.2025.02.011;
- Zanesco S, et al. (2025). Associations between diet quality indices and psoriasis severity: results from the Asking People with Psoriasis about Lifestyle and Eating (APPLE) cross-sectional study. British Journal of Nutrition, 1. https://doi.org/10.1017/S0007114525000340;
- López-Cano M, et al. (2024). Photoswitchable Diazocine Derivative for Adenosine A3 Receptor Activation in Psoriasis. Journal of the American Chemical Society, 147(1), 874. https://doi.org/10.1021/jacs.4c13558;
- Liu AR, et al. (2024). NF-κB c-Rel is a critical regulator of TLR7-induced inflammation in psoriasis. eBioMedicine, 110, 105452. https://doi.org/10.1016/j.ebiom.2024.105452.